Il Commercialista Veneto n.224 (MAR/APR 2015) - page 27

NUMERO 224 - MARZO / APRILE 2015
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IL COMMERCIALISTA VENETO
[13] Trattasi normalmente dei costi legati all'emissione: spese legali, redazione business plan e commissione di collocamento nonché dei costi periodici legati all’eventuale
quotazione del bond, all’assegnazione del rating (non obbligatoria ma fortemente consigliabile), report informativo, revisione del bilancio; nonché, ovviamente, dei costi legati
al servizio annuale del debito, ovvero degli interessi passivi.
[14] Tali tassi sono confermati dalle statistiche della Banca di Italia relativamente a prestiti a società non finanziarie superiori a 1 mln di euro e oltre i 5 anni che rilevano, dato
al 31/12/2014, uno spread applicato mediamente a livello nazionale del 2,8%. Fonte:
[15] L’Euribor a 1 mese, nel momento in cui tale articolo è scritto, è pari a 0, l’euribor a 3 mesi 0,04% mentre l’IRS a 5 anni è pari a 0,29% e quello a 10 anni 0,70%.
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I cosiddetti "mini-bond"
migliaia di euro) sono, infine,
completamente deducibili
ai fini IRES nell’esercizio
in cui sono sostenute (secondo, quindi, il principio “di cassa”) , indipendentemente
dal criterio di imputazione a bilancio (capitalizzazione o meno degli stessi).
6.
Fasi relative all’emissione di un mini Bond e soggetti coinvolti (cenni)
Le principali fasi di emissione di un
mini-bond
potrebbero essere le seguenti:
1.
analisi preliminare di fattibilità dell’operazione;
2.
strutturazione dell’operazione con focalizzazione sui termini e sulle
condizioni del prestito (in termini di durata,
importo, tasso, ecc.)
3.
ricerca di potenziali investitori;
4.
emissione dei titoli che vanno collocati
presso investitori qualificati e che devono
circolare esclusivamente tra gli stessi a
condizione che non siano direttamente o
indirettamente soci della società emittente.
A queste fasi per così dire “strutturali” se ne
possono aggiungere due di natura “eventuale”,
ma che, come anticipato, stanno prendendo
sempre più piede nella prassi operativa: la
valutazione dell’emittente da parte di
un’agenzia di rating e la quotazione
dell’emittente sul mercato EXTRA MOT
PRO di Borsa Italiana.
Per quanto riguarda, invece, i soggetti “chiave”
coinvolti in tale processo, essi possono essere
identificabili come segue:
1.
l’Advisor: riveste un ruolo
fondamentale in quanto svolge un
coordinamento tra le diverse attività andando
in particolare ad affiancare l’impresa nella fase
preliminare della fattibilità di missione;
2.
La Banca cosiddetta “Arranger” che
svolge un ruolo di coordinatore finanziario
del processo di emissione e di soggetto che si
interfaccia con gli investitori;
3.
L’Agenzia di Rating chiamata
eventualmente ad emettere un giudizio sulle
capacità dell’impresa di onorare i propri
obblighi finanziari; trattasi di aspetto non
obbligatorio ma normalmente altamente
consigliabile,
4.
Studio legale/commercialista che è
chiamato alla predisposizione ed alla
consulenza (anche di natura societaria e
tributaria) in merito al contratto tra la società
emittente e l’istituto di credito - cosiddetto
contratto di “arranging” - alla predisposizione
del regolamento del prestito, alla
predisposizione del documento di
ammissione per la quotazione dei mini-bond,
alla redazione del contratto di sottoscrizione
tra l’emittente e gli investitori.
7.
Mini – Bond: luci ed ombre
Giunti a questo punto, è lecito interrogarsi
su quali possano essere i vantaggi (ed i limiti)
legati all’utilizzo dei mini-bond.
A nostro modo di vedere, i vantaggi per
l’emittente società di capitali, possono
sintetizzarsi, tra gli altri, come segue:
– aumentare la durata media del debito societario e diversificare le fonti di
approvvigionamento del capitale;
– raccogliere capitale senza garanzie e senza alcuna segnalazione in Centrale Rischi;
– godere di durate dei prestiti maggiormente compatibili con progetti a lungo
termine;
– godere, in generale, di maggiore forza commerciale con le banche e ritorno di
immagine;
– beneficiare della deducibilità immediata dei costi di emissione;
– creazione di una base documentale, conoscitiva, ecc. per successive operazioni
sui mercati ufficiali.
Per contro, oltre ai costi legati all’emissione ed alle gestione del prestito
13
, è
sicuramente richiesto un certo salto culturale da parte dell’imprenditore soprattutto
in termini di “
disclosure
”, un deciso impegno da parte del senior management,
soprattutto in fase di predisposizione del Business Plan e di valutazione del rating,
nonché della capacità/possibilità di predisporre un serio piano industriale e di
sviluppo.
Altro aspetto da non sottovalutare risiede nel valutare la tempistica di attivazione
dell’operazione, in quanto in generale il processo di valutazione porta ad un
allungamento della tempistica necessaria rispetto ad un normale finanziamento
bancario (tempistica stimabile per l’emissione in circa 3-4 mesi).
Infine, ma non per questo meno importante, ci sembra importante segnalare
sinteticamente, a titolo comparativo, l’attuale panorama dei tassi di interesse applicati
dalle banche per i prestiti chirografi alle imprese.
La politica della Banca Centrale Europea, altamente espansiva e che sta confermando
tassi prossimi allo zero, spinge infatti gli istituti bancari ad applicare spread attorno
al 2 - 3%
14
ad aziende in “buona salute” sull’ Euribor/Irs
15
.
Ciò nonostante, si ritiene che tale nuovo istituto possa essere di utilità sia a tutte
quelle società che, sicuramente con i “bilanci in regola” e con un serio piano di
sviluppo vogliano, da un lato, diversificare le proprie fonti di finanziamento e,
dall’altro, affacciarsi in modo graduale al mercato dei capitali, sia ai colleghi che
volessero cimentarsi nella figura di “Advisor” (da soli o accompagnati da società
specializzate nel settore) o come consulenti societari e fiscali della società emittente.
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